shaolin

La pratica dello Shaolin aiuta a riequilibrare il benessere psico-fisico combattendo lo stress della vita di tutti i giorni.

Se il fenomeno noto come globalizzazione ha comportato lo sdoganamento di consuetudini socio-economiche non esattamente ortodosse, l’incontro tra culture differenti ha favorito, per converso, il superamento dei tradizionali cliché che investivano l’Oriente e il diretto contatto con pratiche e filosofie di vita, come lo Shaolin, utili a riequilibrare il benessere psico-fisico in una società sempre più alle prese con stress e ansie di varia natura.

Protagonista indiscussa del Festival dell’Oriente svoltosi ieri a Roma (una replica è prevista per il 4 giugno a Milano), l’antica pratica dello Shaolin riesce infatti ad agire su tensioni emotive e problematiche muscolari andando ad unire meditazione e arti marziali in un tutt’uno armonico e funzionale tanto al recupero dell’armonia interiore, quanto ad un corretto movimento del corpo.

Sorta in Cina come disciplina interna al Kung Fu, l’arte marziale nota come Saholin basa infatti la sua efficacia terapeutica su una concezione olistica dell’organismo umano e sulla capacità di favorire un mutuo interscambio tra fisico e mente, legati a doppio filo tanto in una condizione di buona salute, quanto in uno stato patologico, la cui soluzione dipende in modo diretto dalla possibilità di agire su entrambi i fattori e di sedare quelle pulsioni negative che producono il malessere andando a somatizzarsi e a cronicizzarsi.

Nonostante in Cina si tenda tutt’ora a considerare lo Shaolin principalmente come una forma di combattimento, numerosi studi ne hanno evidenziato la praticità in ambito terapeutico, mostrando come regolari sedute di allenamento riescano a lenire l’impatto di numerose malattie di tipo neurologico, depressione in primis, e a concedere alla muscolatura una tonicità funzionale ad una corretta postura e ad evitare infiammazioni e lesioni di varia natura.

Presentata nella Capitale dall’intervento del maestro Shi Yan Hui, la disciplina mira ora a fare proseliti anche in Italia e a favorire l’incontro tra culture e pratiche mediche solo apparentemente distanti, ma legate in modo indissolubile dalle medesime ansie e dalle medesime esigenze che unificano un mondo sempre più globalizzato.