bici

Se andare in bici in città richiede dunque un’ottima vista e un altrettanto efficiente livello delle facoltà cognitive, pare ora che le due cose vadano di pari passo, dato che la pratica sportiva (soprattutto ciclistica) influirebbe sulla nostra elasticità mentale e manterrebbe inalterate le diottrie.

A sostenere che andare in bici fa bene, sono i ricercatori Alessandro Sale dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Pisa e Claudia Lunghi del Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, autori di uno studio che mostra i benefici delle pedalate su vista e cervello.

La pratica di un’attività ciclistica moderata, ma costante, riuscirebbe infatti a potenziare la neuroplsaticità della corteccia visiva, conducendo in direzione di un miglioramento del fenomeno definito come rivalità binoculare, in base al quale il cervello si trova ad elaborare in unico schema coerente una duplice immagine proveniente da due bulbi oculari e da due prospettive distinte.

Bendando uno solo occhio dei volontari coinvolti nel test per due ore, i due ricercatori hanno cioè potuto constatare che coloro che si sottoponevano a sedute di allenamento su cyclette (sempre bendati) ottenevano enormi vantaggi in termini di elaborazione delle immagini rispetto al gruppo di controllo rimasto sedentario durante l’esperimento.

Tradotto in parole povere, lo studio pubblicato su Current Biology ha mostrato come il semplice atto di pedalare spinga gli occhi e il cervello in direzione di uno sforzo visivo in grado di migliorarne funzionalità e capacità di elaborazione, magari con la speranza di poterle utilizzare una volta immersi nel traffico egoista delle nostre città.