Secondo i ricercatori americani, la sensazione di tachicardia e palpitazione che può colpirci dopo l’assunzione di caffè resta, appunto una semplice sensazione.
In base ad una associazione di idee piuttosto empirica e poco fondata, si è ritenuto per decenni che le sostanze eccitanti presenti nel caffè andassero lentamente a danneggiare le funzionalità del cuore, data la loro supposta capacità di alterarne il ritmo in modo temporaneo durante le fasi immediatamente successive all’assunzione e alla metabolizzazione della sostanza.
Come spesso accade per tutto ciò che è basato su semplici intuizioni, l’assunto è stato recentemente sfatato da una ricerca condotta dall’Università di California, giunta a porre fine ad una delle più antiche diatribe che la medicina conosca e ad attestare l’assoluta assenza di danni cardiaci in caso di consumo di caffè.
Secondo i ricercatori americani, la sensazione di tachicardia e palpitazione che può colpirci dopo l’assunzione di caffè resta, appunto una semplice sensazione, priva di un corrispettivo effetto biologico, dato che in realtà la caffeina sembrerebbe non alterare affatto ritmo e funzionalità del cuore.
Discorso analogo vale per tè e cioccolato, anch’essi basati su un principio attivo di tipo alcaloide, simile alla caffeina, e anch’essi imputati di andare ad interferire con il corretto svolgimento delle funzionalità del cuore.